Recensione: Sindrome del cuore in ostaggio – francesca redolfi

Ago 10, 2025

Può l’amore essere la cura perfetta… anche per chi è convinta di avere tutte le malattie del mondo?
Samantha conosce a memoria le corsie del pronto soccorso, al punto che saprebbe percorrerle a occhi chiusi. Lì ha passato più notti che a casa, accompagnata dall’ansia e da una certezza incrollabile: prima o poi si ammalerà, e morirà tra atroci sofferenze. Non è un caso se il suo vocabolario quotidiano è fatto di diagnosi inventate e sintomi improbabili…

Ma una giornata qualunque, animata dal solito attacco di panico e dall’ennesimo check-up inutile, prende una piega inaspettata: l’ascensore dell’ospedale si blocca. Dentro con lei c’è Giulio, un uomo dagli occhi color cielo e un camice che sembra uscito da una pubblicità. E se fosse lui la sua medicina definitiva?
Tra promesse sussurrate, paure inconfessabili e due sorellastre che sembrano uscite da una favola al contrario, Sam dovrà barcamenarsi tra bugie bianche, gaffe e un cuore che batte all’impazzata… stavolta non a causa dell’ansia.
Una commedia romantica brillante e fuori dagli schemi, che ci ricorda che a volte l’amore non guarisce… ma cambia tutto.

Grazie alla collaborazione con Land Editore, ho scoperto l’uscita del libro di questa autrice per me nuova. Sarò sincera: ho iniziato a leggere perché la trama mi ricordava un po’… ehm… me. Non che io abbia l’hobby di passare le giornate in pronto soccorso come la protagonista, ma mi sono immedesimata nelle sue ansie e paure, e quindi la curiosità mi ha spinta a leggere il libro.

Già dalle prime pagine mi è piaciuto subito lo stile dell’autrice e ho riso un sacco davanti alle avventure tragicomiche della povera Samantha, anche se da un lato la capivo e riuscivo a immedesimarmi in lei.

L’incontro in ascensore con il Dottor Giulio Koller è stato a dir poco esilarante. Anche perché, a dirla tutta, restare chiusa in ascensore è anche un mio incubo, e nel leggere la scena, ero proprio dentro la mente di Sam. Certo, lei ha avuto la fortuna di restare chiusa con un affascinante dottore che, tra l’altro, è proprio il tipo d’uomo che lei è si è prefissa di sposare quando era bambina.

Tra tutte le cause di morte che ho ipotizzato nella mia vita,– e sinceramente devo ammettere che sono parecchie–, mi mancava quella di rimanere chiusa in un ascensore fino all’agonia. Moriremo di asfissia. O disidratazione. Oppure i cavi si staccheranno e precipiteremo. Le pareti della cabina si fanno di colpo più strette, e ancora più verdognole, sig. Flagg.

E da qui inizia il percorso della Cenerentola milanese, tra momenti esilaranti che mi hanno fatto piegare dalle risate, e scene commoventi che, devo ammetterlo, un paio di lacrime me le hanno strappate. Non potevano mancare le sorellastre – odiose, ovviamente – e momenti romantici in cui Giulio si comporta da vero Principe Azzurro (cena per due in una casetta nel bosco?! Dove devo firmare?).

Oltre alla storia romantica e divertente, però, c’è sempre presente il tema dell’ipocondria di Sam che, seppur trattato con ironia, porta comunque a riflettere sul vero problema di chi ha vissuto dei traumi e si porta dietro un pesante bagaglio che non può condividere con gli altri.

Certe volte mi pare di non aver mai iniziato a vivere davvero, di aver vissuto per anni e anni con le ali tarpate, sotto una cappa di vetro, vedendo gli altri che vivono cose che io non sono in grado di vivere, e fanno cose che io non riesco a fare.

Quel tarlo che è sempre presente nella sua mente, anche quando deve fingere di essere “normale” per evitare di venire presa in giro o di essere considerata pazza, arriverà a rovinarle la vita proprio quando credeva di essere al culmine della felicità e aver finalmente trovato un equilibrio, portandosi via tutti i colori dal suo mondo.

E di colpo tutto diventa nero. Nero il fiume, il ponticello, il cielo. Neri gli occhi di lui prima di voltarsi. Il cobalto non c’è più. Il corallo nemmeno, e neppure il giallo, o il verde giada. Di colpo non c’è più nulla al mondo che sappia di colori.

Ho trovato molto bello e poetico l’uso che Sam fa dei colori per dipingere le emozioni e colorare la sua vita grigia, bloccata dalle sue paure. Ci sono anche molti spunti di riflessione, che l’autrice ha saputo trattare sia in modo ironico che in modo più profondo, ma sempre con tatto e senza mai cadere nella derisione o nella banalità. Perché, nonostante le scene divertenti, questo è comunque un problema che non viene spesso preso sul serio, come succede a Sam, e ho apprezzato che l’autrice sia riuscita a trattarlo in modo delicato, mostrandolo sia dal punto di vista dell’interessata che, indirettamente, da quello di chi le sta attorno.

Seguire Sam nel suo percorso di crescita e guarigione è stato un viaggio ricco di emozioni, allegre e tristi. Arrivata al lieto fine – perché, insomma, che favola sarebbe senza il lieto fine? – mi sono sentita come se quel percorso lo avessi fatto anch’io. Mi è piaciuto molto lo stile dell’autrice, il modo in cui crea discrezioni toccanti, che ti entrano dentro e ti avvolgono come in un abbraccio, i dialoghi frizzanti e mai banali. È evidente come dietro la tastiera ci sia un’autrice che padroneggia la scrittura e sa come intrattenere il lettore e farlo emozionare al momento giusto. Leggerò di sicuro altre sue opere.

Ogni grande desiderio contiene sempre in sé una grande paura. Sta a noi decidere quanto peso darle, e quanto siamo disposti a lottare per raggiungere il nostro desiderio.

Riassumendo in una frase: una favola moderna, spassosa e insieme commovente, che fa ridere, sognare e riflettere e ci ricorda che (usando le parole di un personaggio) “cose bellissime accadono quando si ha il coraggio di credere nei propri sogni.”

Se anche tu hai letto Sindrome del cuore in ostaggio, lascia un commento e fammi sapere se ti è piaciuto. 

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