Recensione: La perla del duca – J.F Petitjean de la Rosière

Lui l’ha ferita. Lei non ha mai dimenticato. Ma il cuore non obbedisce alle regole del sangue né del rango.
Magali Daultey, orfana fiera e sensibile, viene accolta per compassione in una delle più nobili dimore d’Europa. Ma la carità talvolta è solo un’altra forma di distanza. Tra sguardi altezzosi e silenzi pesanti, la giovane Magali incrocia presto la figura più imponente e temuta della casa: lord Gérald di Staldiff, duca giovane, bello, colto e arrogante.
Quando, nel cortile della tenuta, lei osa sfidarlo per difendere un servitore, lui la colpisce. Un colpo dettato dall’orgoglio, che segnerà entrambi più di quanto immaginano.
Anni dopo i ruoli sembrano immutati. Ma l’orgoglio, la vergogna e la distanza sociale non bastano a soffocare ciò che sta crescendo tra due anime in lotta: il rispetto, il rimorso, forse qualcosa di più.
La perla del Duca è una storia di orgoglio e redenzione, di disuguaglianze e coraggio, in cui l’amore affonda le radici proprio là dove sembrava impossibile.
Inizio questa recensione con una premessa: non amo particolarmente i romanzi storici; anche se ogni tanto mi capita di leggerne, magari perché mi attrae la copertina o la trama, devono essere davvero particolari per appassionarmi davvero e non avere la solita trama trita e ritrita del libertino che ammalia la timida debuttante e poi vissero tutti felici e contenti. Anche perché mi risulta sempre piuttosto difficile calarmi nel contesto di quell’epoca e sentirmi veramente coinvolta nella storia.
Detto ciò, ho iniziato questo libro più che altro per curiosità, avendolo scoperto grazie alla collaborazione con Land Editore che, con la collana Land Origins, l’ha riportato alla luce e ne ha curato la traduzione in italiano dall’originale francese. Di certo si tratta di un romance d’altri tempi, come non credo di aver mai letto – quantomeno, non di recente; forse moltissimi anni fa quando da ragazzina mi capitavano tra le mani gli Harmony che si compravano in edicola quando si andava al mare, per avere qualcosa da leggere sotto l’ombrellone (bei tempi quando non esistevano ancora gli e-book e si portavano i cartacei nella borsa da spiaggia, senza il timore che qualcuno li rubasse!).
Comunque sia, è chiaro fin da subito che lo stile non è quello della letteratura moderna, di una Lisa Kleypas o una Julia Quinn, per intenderci, e credo che per apprezzarlo davvero sia necessario aprirlo solo dopo aver sgomberato la mente da tutti gli stereotipi degli historical conosciuti perché, cari amanti dei rosa storici, questo non è Bridgerton né qualunque altro genere di historical abbiate letto di recente.
Questa è una storia romantica, certo, ma del tipo che si sviluppa a piccoli passi, con pagine in cui vengono descritte le riflessioni e i tormenti dei personaggi, in cui le vicende si svolgono più o meno sempre nella stessa ambientazione, eppure riescono a mantenere l’attenzione e a far progredire la storia. Lentamente, con delicatezza, quasi senza voler disturbare il lettore. Non troverete scene di cruda violenza né di passione sfrenata e scandalosa. Solo la storia di una ragazzina rimasta orfana, che accetta con umiltà il proprio destino in un ambiente in cui lei sarà sempre considerata inferiore, ma allo stesso tempo non si lascia scoraggiare dalle ingiustizie sociali ed è sempre pronta ad aiutare chi è meno fortunato. Ed è anche la storia di un duca ostinato e orgoglioso, che all’inizio risulta anche antipatico per i suoi atteggiamenti altezzosi e a volte quasi crudeli verso chi non fa parte della sua cerchia; ma che, poi, grazie a quella giovane donna tranquilla e al contempo determinata, riuscirà a trasformarsi in un nobile gentiluomo capace di vedere finalmente i bisogni degli altri, di aprire il suo cuore alla carità e all’amore.
Lo stile di scrittura è chiaramente quello dell’epoca, parliamo in fondo di un romanzo di inizio Novecento, con un narratore onnisciente che guarda la storia dall’esterno e la racconta al lettore come se si stesse svolgendo in quel preciso istante. Malgrado ciò, il lettore riesce comunque a entrare nella mente dei personaggi, a percepire le loro emozioni e i turbamenti, e a seguire la storia in prima persona.
Se cercate colpi di scena, passione irrefrenabile, una lettura da divorare in poche ore per passare alla successiva, temo che questo romanzo non faccia al caso vostro. Questo è un libro che per essere apprezzato va letto con calma, con la consapevolezza del periodo in cui è stato scritto e delle convenzioni dell’epoca in cui è ambientato, un po’ come leggere un libro di Jane Austen o delle Brontë.
Ho dato tre stelle solo perché, come ho detto all’inizio, gli storici non sono il mio genere preferito tra i romance, anche se l’ho trovato una lettura piacevole; sono però convinta che chi vive per gli historical apprezzerà di sicuro questa storia forse un po’ diversa, ma molto dolce e coinvolgente.
Riassumendo in una frase: un historical d’altri tempi, delicato, adatto quindi anche ai lettori più giovani che vogliono sognare con la classica fiaba a lieto fine in cui l’amore trionfa sopra ogni difficoltà della vita.
Se anche tu hai letto La perla del duca, lascia un commento e fammi sapere se ti è piaciuto.
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2 Commenti
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Bellissimo, scritto stupendamente…senza i dialoghi serrati ed arguti di Georgette Hayer o l’ironia della Austen… piuttosto ricorda molto, anzi moltissimo l’unico romanzo eccellente di George Honet “Il padrone delle ferriere”, oggi purtroppo rimodernato e rimesso in stampa con altro titolo.
Da leggere assolutamente.
Grazie per aver condiviso la tua opinione, Barbara!