Recensione: Una più Uno – Jojo Moyes

Feb 25, 2024

Jess Thomas, giovane mamma single con due figli da mantenere, fa del suo meglio per vivere dignitosamente, ma i sacrifici sono molti, specie quando non c’è nessuno che ti possa dare una mano. Suo marito se ne è andato da tempo, sua figlia Tanzie è un genietto dei numeri, ma per far fruttare il suo talento matematico c’è bisogno di un aiuto concreto. E poi c’è Nicky, un adolescente difficile come tutti i ragazzi della sua età, vittima di bullismo, che non può certo combattere da solo… La famiglia di Jess è proprio scombinata e spesso lei non sa come fare e corre dei rischi inutili, finché inaspettatamente sul suo cammino incontra Ed Nicholls, quell’antipatico uomo d’affari cui lei pulisce la casa per arrotondare. Jess e Ed non si conoscono affatto. Jess non sa che lui è travolto da una crisi profonda e che uno stupido errore gli è costato tutto, e Ed non sa fino a che punto la ragazza sia nei guai, ma entrambi sanno cosa significhi essere davvero soli e desiderano la stessa cosa. Capiscono, nonostante la loro diversità, che hanno molto da imparare l’uno dall’altra e che una più uno fa più di due. In questo suo nuovo romanzo, Jojo Moyes racconta con grande empatia una storia d’amore insolita e coinvolgente tra due persone che si incontrano in circostanze inverosimili, come solo la vita sa riservare.

Questa è la storia di una famiglia diversa dalle altre. Di una bambina un po’ imbranata che preferiva studiare matematica piuttosto che truccarsi. E di un ragazzo che amava truccarsi e che non si sentiva a suo agio in nessun gruppo. E questo è ciò che accade alle famiglie che non riescono a integrarsi: finiscono per essere divise, senza soldi e tristi. Nessun lieto fine qui, gente.

Questo estratto preso da un capitolo verso la fine del libro potrebbe essere il riassunto perfetto di questo romanzo che ho appena finito di leggere. Non fosse che, alla fine, per fortuna il lieto fine arriva (non spoilero, non preoccupatevi).

Sarò sincera: dopo aver letto “Io prima di te” avevo deciso di non leggere mai più un altro libro di questa autrice perché non volevo un’altra delusione simile (nda: arrivata all’ultimo capitolo, con gli occhi gonfi per tutte le lacrime versate, ho letteralmente scaraventato il libro contro l’armadio perché non potevo credere che fosse davvero quella la fine). Poi di recente mi è comparsa una pubblicità di un corso tenuto proprio da JoJo Moyes e presa dalla curiosità, mi sono iscritta e ho scoperto che ha pubblicato diversi altri libri di cui non ero a conoscenza, proprio perché l’avevo in un certo senso boicottata. Ma l’ho trovata una persona simpatica e così, un sabato di gennaio sono andata a iscrivermi alla biblioteca del nuovo paese in cui mi sono trasferita e ho deciso di cercare un suo libro perché almeno, nel caso in cui mi avesse delusa un’altra volta, non avrei buttato via soldi (e poi, diciamoci la verità, io adoro i libri della biblioteca, primo perché solitamente sono in versione copertina rigida e poi perché quel loro aspetto “vissuto” è affascinante. Okay, lo so, non sono a posto…)

Tornando al libro, ho scelto questo perché la copertina era simpatica e perché, da come l’aveva descritto lei nel suo corso, sembrava una lettura divertente, raccontata dal punto di vista di ben quattro personaggi, ed ero quindi curiosa di come avesse gestito la cosa. Ho cercato di non essere prevenuta e di godermelo senza pensare alla storia di Will e Lou (Io prima di te) e devo dire che, nonostante all’inizio abbia fatto un po’ fatica a entrare nella storia, dopo pochi capitoli mi sono appassionata.

Non è certo una favola stile Disney, dove tutto è colorato e gli uccellini cantano sul davanzale, anzi, immergersi in quell’ambiente e in quel tipo di vita è stato difficile e, a volte, anche un po’ straziante. Se da una parte c’è un protagonista benestante e anche leggermente cafone in certi momenti, dall’altra c’è una famiglia davvero disfunzionale, composta da una madre single che è costretta a fare più lavori per mantenere i due figli – di cui uno non è neanche suo, ma il suo ex l’ha mollato a lei quando se n’è andato – e che fatica ad arrivare a fine mese. I due ragazzi – Tanzie, sua figlia, e Nicky, il figlio del suo ex – sono totalmente diversi. Studiosa e intelligente quasi da far paura lei, e un po’ strambo con tendenze goth lui. Eppure, c’è qualcosa in quella disfunzionalità che spinge il lettore a continuare a girare le pagine.

Quando Tanzie vince una borsa di studio e ha la possibilità di frequentare una scuola d’elite per cervelloni come lei, la disperazione della madre (Jess) che non sa come fare per poter pagare la restante quota e far avverare il sogno della figlia mi ha fatto stringere il cuore, e mi sono ritrovata a fare il tifo per la famiglia Thomas, perché arrivasse un principe azzurro, una fata turchina, un aiuto qualunque che potesse ribaltare la situazione.

E il principe azzurro arriva, anche se Ed non è decisamente il classico cavaliere dall’armatura scintillante, anzi, proprio quando dovrebbe salvarli, la sua intenzione è quella di andare da loro e rifiutare l’aiuto che aveva offerto solo il giorno prima. Per fortuna, però, le circostanze fanno sì che lui non riesca a  tirarsi indietro, e da lì inizia il viaggio verso la Scozia e la parte davvero importante di tutto il libro.

Un viaggio di tre giorni in cui quattro individui totalmente diversi – e un vecchio cane puzzone che avrà anche lui un ruolo speciale nella storia – si ritroveranno costretti in una lussuosa auto e dovranno imparare a condividere gioie e dolori, e ad accettare i pregi e i difetti degli altri. E, in questa stramba e un po’ sofferta avventura, ognuno di loro avrà modo non solo di imparare a conoscere meglio gli altri passeggeri ma anche di guardarsi dentro e scoprire davvero la propria personalità, i propri sogni e le proprie capacità.

Fino all’ultima pagina ho vissuto ogni emozione di ognuno dei personaggi, la frustrazione, la disperazione, la paura, la solitudine, il disagio sociale, il sentirsi fuori luogo per un motivo o per l’altro. Ognuno di loro ha un bagaglio emozionale pesante, quando si mettono in viaggio per la Scozia, ma con ogni chilometro che si lasciano alle spalle, i quattro personaggi si ritrovano a lasciare andare qualcosa, fino a quando, giunti alla fine della loro avventura, ognuno di loro potrà finalmente apprezzare la vita in ogni suo momento, quelli belli e quelli più difficili. Perché ogni sofferenza, ogni fatica, ogni lacrima versata li hanno portati a essere le persone che sono alla fine del libro, la parte in cui troveranno il lieto fine ognuno a modo suo.

Riassumendo in una frase: una storia a tratti struggente, a tratti più leggera e divertente, di una famiglia disfunzionale e dell’eroe che, salvando una madre e i suoi due figli, alla fine troverà egli stesso la salvezza proprio grazie ai tre sconosciuti con cui era partito.

 

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